PAESE DELLE CROCI DI PIETRA, L’ARMENIA
Quasi simbolo di un popolo
che visse nella sua pelle la croce e la incise poi,
a memoria futura, nelle rocce e sulle pietre.
Croci senza il crocifisso, croci fiorite,
come albero che germoglia dalla terra.
Croci senza il crocifisso, croci che, nude,
respiravano la resurrezione,
croci che nude fanno memoria
di tutti i crocifissi della storia,
fatti uno con Gesù, il Figlio di Dio morto di croce.
Croce albero della vita,
croci su pietre affocate, rimaste a cantare
tenacemente, insonnemente una resistenza.
E una vittoria.
L'importante è sottolineare che l'aspetto più forte e caratteristico della morte in croce non era la sofferenza, ma l'esclusione sociale e la degradazione totale. Il che vuol dire che Gesù morì compiendo il disegno divino, non perchè Dio si placa con la sofferenza e il dolore, ma perchè Dio volle che Gesù si mettesse dalla parte degli esclusi, tra coloro che erano definiti peccatori, fino a terminare la sua vita, anche lui come un escluso, un disprezzato, un vero reietto.
Si comprende quindi che la teologia della croce è, prima di tutto, una teologia sovversiva, in quanto rappresenta un'autentica sovversione del sistema di distinzioni, onori e privilegi di coloro che trionfano nell'ordine presente, nel sistema costituito.
..................................................................................................
E' fondamentale per i cristiani recuperare il senso originale della croce. La croce come espressione e conseguenza della solidarietà con tutti i "crocifissi" della storia. La croce come esclusione dal sistema dominante in questo mondo.
La croce come simbolo di speranza per tutti coloro che non hanno più speranza.
Castillo
------------------------------------------------------------------------------------------------
Il vescovo di Orano, Algeria, Pierre Claverie, dopo il sacrificio dei sette monaci trappisti, quaranta giorni prima di essere a sua volta assassinato, dichiarava:
"Siamo là a causa di questo Messia crocifisso. A causa di nient'altro e di nessun altro. Non abbiamo interessi da salvaguardare, né influenze da conservare. Non siamo neanche spinti da chissà quale perversione masochistica o suicida. Non abbiamo alcun potere: restiamo in Algeria come al capezzale di un amico, di un fratello malato, in silenzio, stringendogli la mano, rinfrescandogli la fronte. A causa di Gesù, perché è lui che soffre, in questa violenza che non risparmia nessuno, nuovamente crocifisso nella carne di migliaia di innocenti.
​
----------------------------------------------------------------------------
ARMENIA, TERRA DELLE PIETRE URLANTI ( d.Angelo Casati)
Ho visto
battere il cuore
alle pietre.
Ho visto tremando
immensi monoliti
alti nel cielo
spezzarsi in pianto
in veglia struggente
giorno e notte al tripode
del ricordo.
E tra spazio
di monoliti
cariche le spalle di compassione
ho visto
spiare tenero
di cieli e di nubi
su occhi umidi di pianto
e corone di fiori,
carezza e fierezza
di un popolo resistente.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Sia crocifisso!
Questo grido, moltiplicato dalla cieca passione della folla
- strana liturgia della morte –
risuona lungo la storia, risuona lungo il secolo che finisce:
ceneri di Auschwitz e ghiaccio del Gulag,
acqua e sangue delle risaie dell’Asia,
dei laghi dell’Africa, paradisi massacrati.”
(Giovanni Paolo II)
​
​
Un Cristo che pende, scosso e in pezzi, ma che resta quasi miracolosamente avvinghiato alla sua Croce.
«Scendi dalla croce e ti crederemo», era stata l’ultima sfida dell’Uomo all’innocente Figlio di Dio. Da quella chiesa, sbriciolata dal sisma in un rinnovato Golgota di casa nostra, arriva la conferma più alta:
«No, non scendo dalla croce», sembra voler dire quel povero crocifisso «perché ho scelto di salvarti, di restare con te sempre, nonostante tutto, sino alla fine dei tempi».
Oggi 14 settembre esaltazione della Croce- memento -
Ecce lignum crucis in quo salus mundi pependit . Venite adoremus
Il Cristo di Nicodemo della scuola Spagnola. Il Christus Patiens più celebre della Sardegna.
Il Crocifisso di Nicodemo è una scultura databile tra il XIV e il XV secolo, che deriva da una serie scultorea di crocifissi gotico-dolorosi, si svilupparono principalmente nella regione francese del Rossiglione partendo dai prototipi di area renana.
Questo esempio di scultura sacra, è considerato uno dei simulacri più importanti nell’isola.
Secondo un’antica leggenda, sarebbe stato scolpito da Nicodemo, discepolo di Gesù, trasportato successivamente in Sardegna dal lontano Oriente, dai cristiani fuggiaschi, e poi trasferito ad Oristano e posto nella Chiesa dei Monaci Vittorini, dai quali in un secondo momento fu ereditato dai Francescani.
L’ artista ha voluto sicuramente rappresentare il Cristo nell’atto supremo in cui pronuncia le parole: “Tutto è compiuto”, ed esala l’ultimo respiro.
Un altro fatto curioso, relativo a quest’opera , è legato alla questione che, la croce su cui è fissato il Cristo, appartiene ad un epoca più recente. Il Cristo è stato scolpito su legno di pero, mentre la croce realizzata con legno di pino. Il Cristo è stato inoltre cosparso con un sottile strato di gesso e successivamente dipinto.
Le sue dimensioni notevoli, 2 metri e 30, con ampiezza di 1 metro e 95, fanno ipotizzare un origine germanica, filtrata da influssi franco-catalani, (poiché, ritroviamo un opera simile, il Cristo di Perpignano, risalente al 1307, conservato nella cattedrale dell’antica cittadina di confine tra Francia e Spagna).