I libri che ho letto ......
RICARDO PEREZ MARQUEZ
L’APOCALISSE DELLA CHIESA –LETTERE ALLE COMUNITA’. Cittadella editrice 2011
L’autore , dei Servi di Maria, specialista in teologia biblica, del Centro Studi Biblici “G. Vannucci” di Montefano, commenta, in modo vivace e chiaro per tutti, i capitoli 2 e 3 dell’Apocalisse : le Lettere alle 7 Chiese dell’Asia.
Chi prende in mano l’Apocalisse, non solo Le Lettere, deve porre mente e cuore alla prima Beatitudine del cap. 1, 3: Beato colui che legge e coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mantengono le cose che sono scritte in essa.
La lettura di questo testo, scrive Alberto Maggi nella presentazione, porta alla felice scoperta dell’incredibile attualità, dopo 2 millenni, del messaggio delle Lettere dell’Apocalisse. Le chiese alle quali si rivolge Giovanni, infatti, sono lo specchio delle differenti modalità di essere Chiesa oggi.
Lo schema delle Lettere, comune a tutte, è questo:
L’indirizzo : L’angelo della Chiesa, cioè , coloro che rappresentano l’anima della comunità, la parte spirituale e non istituzionale.
Il mittente : il Signore Gesù nominato sotto i diversi titoli cristologici in ogni Chiesa.
Esame della situazione. Conosco le tue opere.. Gesù è Giudice, il giudizio è certo, ma non è un verdetto.
Invito alla conversione
Invito all’ASCOLTO, chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice.
L’autore per ciascuna delle 7 chiese pone un titolo identificativo.
Chiesa di Efeso – la chiesa dell’ortodossia. tutte le energie sono adoperate solo per difendere la dottrina
Chiesa di Smirne – la chiesa delle beatitudini. vive il programma del Regno nella povertà, intesa come condivisione.
Chiesa di Pergamo -- la chiesa del compromesso : cerca di trovare accordi col potere per usufruire dei privilegi
Chiesa di Tiàtira – la chiesa de movimenti: ogni gruppo pretende di erigersi come modello e guida, essere l’unica forma di comunità
Chiesa di Sardi - la chiesa delle apparenze : dietro un’immagine attraente, nasconde una realtà sterile
Chiesa di Filadelfia - la chiesa della fiacchezza : deve mantenere con forza l’adesione a Cristo “ vengo presto, tieni saldo ciò che hai “
Chiesa di Laodicea - la chiesa dell’interesse: : poiché non sei caldo né freddo, sto per vomitarti; adagiata sulla sua ricchezza è incapace di annunciare il Vangelo
Interessante la nota finale di padre Màrquez. Sarà solo un caso che l’unica di queste 7 Chiese sopravvissuta alle vicissitudini della storia è quella di Smirne, la Chiesa che ha accolto la beatitudine della povertà ? - Armando Mura
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Pier luigi di Piazza prete parroco, laureato in teologia, nel 1988 ha fondato il Centro di accoglienza per stranieri e di promozione culturale intitolato a Ernesto Balducci a Zugliano (Udine)
<< mi sento laico, umile credente sempre in ricerca, prete per un servizio disponibile, disinteressato, gratuito nella comunità cristiana e nella società; anticlericale, cioè non appartenente ad una categoria; non funzionario della religione)
CAPITOLI.
In principio era il Vangelo
Funzionari della religione o testimoni del Vangelo
Prete nel mondo e nella Chiesa do oggi
Dalla parte dei più deboli
La Chiesa dell’accoglienza
Testimoni, profeti, martiri ----In questo capitolo don Di Piazza con poche pennellate dipinge brillantemente le figure più significative che lo hanno affascinato : Gandhi – Bonhoeffer – don Mazzolari- Papa Giovanni – don Milani- p. Turoldo- p. Balducci- don T. Bello- O.Romero……
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" Dobbiamo chiedere scusa alla morte per averla ritenuta un castigo mentre era un dono ..." Alberto Maggi. -
" Dato che la morte, a ben guardare, è la vera meta della nostra vita, già da un paio d'anni sono in buoni rapporti con questa vera, ottima amica dell'uomo, così che la sua immagine non solo non ha per me più niente di terribile, ma anzi molto tranquillizzante e consolante !
Ringrazio Dio per avermi concessa la fortuna e l'occasione di riconoscere nella morte la chiave della nostra vera beatitudine ". Mozart
"La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami ! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima,
c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista ?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace."
Henry Scott Holland (1847-1917)
Canonico della Cattedrale di St. Paul (Londra)
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Negli anni ’70 funzionò a Is Mirrionis la “Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis”, che ha consentito a circa trecento lavoratori del quartiere e del resto della città di acquisire una seria preparazione culturale, conseguendo il titolo di licenza elementare (in alcuni casi) e di media inferiore (nel maggior numero di casi). Tale circostanza ha consentito a molti lavoratori migliori prospettive di lavoro e, spesso, il proseguimento di ulteriori percorsi formativi. Questa esperienza, condotta da un gruppo di universitari e di laureati, che si poneva nella scia degli insegnamenti di don Lorenzo Milani, pensatore cattolico e animatore della Scuola Popolare di Barbiana, ha costituito un grande esempio di solidarietà sociale e di pratica di riscatto culturale dei ceti popolari che oggi sembra importante ricordare, valorizzare, riproporre nei suoi elementi fondanti di solidarietà e impegno sociale e culturale. Franco Meloni
Di questa esperienza tratta un libro curato da Franco Meloni, Ottavio Olita e Giorgio Seguro, Edizioni La Collina, che in questi mesi è stato presentato a Cagliari e in altri centri dell'Isola (Oristano, Gavoi, Gonnesa) e che continuerà ad essere proposto nei prossimi giorni.
Al riguardo si segnalano due imminenti iniziative:
- giovedì 9 febbraio alle ore 18,30, presso la Parrocchia di Sant'Eusebio, in via Quintino Sella, Cagliari;
- lunedì 13 febbraio alle ore 17,30, presso la Fondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta, 2, Cagliari.
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GIOVANNI FRANZONI
LA SOLITUDINE DEL SAMARITANO
UNA PARABOLA PER L’OGGI. Ed. Theoria 1993
Il tema dell’amore per il prossimo è al centro della parabola del Samaritano, che Franzoni rilegge quasi in controluce per cercarvi i principii concreti di una nuova etica della solidarietà . Attraverso la parabola e la sua esegesi Franzoni cerca una risposta indiretta alla grande questione del rapporto con l’altro sia esso vicino di casa, un immigrato, un diverso, uno straniero, un emarginato o una persona che soffre. In un’epoca nella quale particolarismi, egoismo sociale e xenofobia infestano il mondo e nulla, tantomeno la religione istituzionale, sembra essere in grado di risvegliare i valori della tolleranza e della compassione…..
(Voglio pensare che l’editore oggi avrebbe modificato quest’ultimo giudizio di fronte all’impegno pastorale di papa Francesco per l’accoglienza dei migranti e per tutti i diseredati.)
Annotazioni.
A conclusione della parabola del samaritano ( non del “buon” samaritano) Gesù non dice chi è il prossimo, ma chi è stato prossimo di colui che è incappato nei briganti. Nel Grande Lessico del N.T. si legge: chi sia il prossimo non si può definire; la sola cosa che si può fare è di esserlo.
Il rapporto di prossimità si è instaurato sulla spinta della commozione –compassione.
La commozione de Samaritano è metafora della commozione di Dio e la parabola ci conduce a una rappresentazione del divino e a una ricomprensione della teologia dell’incarnazione e della croce…il Dio della commozione non è peraltro il Dio demiurgo e signore della storia.
L’esperienza ha insegnato che non possiamo ignorare come l’atto benefico sia carico di pericoli…l’atto del donare si è spesso trasformato in possessività e in potere…l’atto del donare e del porsi a servizio è carico di tossicità e non si può praticare senza somministrare contestualmente un controveleno…( quale secondo voi?)
Le istituzioni e la carità. Nella storia è la comunità cristiana che ha dato origine col monachesimo alla istituzione della carità sollevando i poveri dalla miseria. Oggi tutte le chiese si prodigano nei confronti delle vecchie e nuove povertà. Però ci sono due pericoli.
Non è accettabile la rassegnazione allo stato attuale di produzione della povertà legato al nostro modello di sviluppo che porta all’ulteriore arricchimento dei ricchi e all’ulteriore impoverimento dei poveri.
Le necessarie strutture di carità così rischiano di riprodurre sé stesse, ma anche il male che affrontano.
E qui torna l’esempio dell’atto misericordioso del samaritano, atto di coscienza individuale e solitario, motivato laicamente o religiosamente. Armando Mura
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Ho comprato, stimolata dal nome di padre Felice Scalia, che anni fa ho conosciuto e apprezzato a un convegno, un piccolo libro dal titolo “La misericordia si è fatta tenerezza. Spunti di meditazione dal Vangelo di Luca”.
Non sono commenti esegetici, sono quindici brevi meditazioni fatte con linguaggio semplice e chiaro, su altrettanti brani del Vangelo, seguite ognuna da una preghiera che rende ancora più attuale la meditazione e ci obbliga a un serio esame di coscienza.
Tutti sappiamo che il Vangelo di Luca è quello che più insiste su Dio-Misericordia, spesso però abbiamo difficoltà ad applicare a noi, al nostro ambiente, al nostro tempo l’idea di un Dio lontano dal nostro “senso di giustizia”.
Il libro, che vi consiglio vivamente, è edito dalle Paoline e costa 10€.
Carlamaria Cannas
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Mi hai chiesto una recensione di mie letture.
lo faccio volentieri ripensando ai libri "belli" che mi sono rimasti ...dentro.
Da studente di teologia, negli anni '80 una lettura è stata "VIVERE, AMARE, CAPIRSI " di Leo Buscaglia. Non ricordo casa editrice.
Leo Buscaglia inaugurò la prima cattedra sull 'AMORE istituita nell' Università americana. Il libro parla del corso. Divorato in due serate.Da quella lettura ho imparato a definire sempre le persone utilizzando la parola amore !
In Africa arrivai nel 1994 e mi portai un libretto... librONE per i contenuti : IL GUERRIERO DELLA LUCE di Paulo Coelho della Bompiani. Quelle pagine mi hanno tenuto compagnia nelle lunghe notti africane (la notte all' equatore dura 12 ore !!): l'ho letto almeno tre volte. bELLISSIMO: parla del cammino del cristiano ..."guerriero della luce !
In quest'ultimo periodo ho preso in prestito un libro che hanno regalato all'arcivescovo :
TONINO BELLO " 365 finestre aperte sull'eterno " a cura di Renato Brucoli e Luigi Ferraresso della ELLEDICI.
una pagina di donTonino Bello per ogni giorno dell'anno...
lettura da centellinare... come il buon vino! Parole che parlano e che vanno in fondo al cuore e lo caricano alla grande. Non nego che di donTonino Bello ho letto tutto.
Nell'esperienza con questi libri mi è capitato quello che in modo sapienziale dicono i guerrieri Maasai:
QUANDO BEVI L'ACQUA DEL FIUME ...IL FIUME BEVE LA TUA SETE!!!!
Si...ho letto questi libri...e questi libri hanno letto me ! troppu togu !
Un abbraccio a tutti
Vostro doncarlopreterossoblu
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Ho letto il libro di Manconi appena uscito in libreria, marzo scorso. E' piacevole e molto interessante. Un dialogo intervista che racconta la sua passione politica dagli anni tormentati dal '70 a oggi, gli studi a Milano , il servizio d'ordine per Lotta Continua, l'impegno per la difesa dei diritti , le lib ertà individuali , per una giustizia giusta , per un carcere che rispetti la persona.....a proposito di carcere Manconi è stato sicuramente segnato fin da piccolo avendo vissuto con tutta la famiglia nella colonia penale dell' Asinara, il padre infatti era renponsabile sanitario..Come chiave di lettura riporto la sua frase " la mia politica muove sempre da un nome, un cognome e un volto e da una storia individuale per raggiungere una quetione generale " Armando Mura
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La fragilità di Dio. Contrappunti teologici sul terremoto.
A cura di Brunetto Salvarani
Contributi di Mancuso, Casati, Coda,Ovadia, Ravasi, Ricca, DeBenedetti
Strana congiunzione: Dio e fragilità. Dissacrante - penso - alle orecchie di qualche devoto. Per me invece batte come un risveglio dal sonno: il sonno delle teologie. Ma anche, più concretamente, dall'angoscia di pensieri cui non saprei dare risposta se nel cuore, dominante, invasiva, ossessiva, mi rimanesse l'immagine di un Dio smisuratamente potente. Mi sembrerebbe vera sconsacrazione della fede in Dio, del suo volto, pensarlo, occhi asciutti, nel giorno di un terremoto, quando a tremare sono l'universo, la terra , le case, l'anima, gli occhi. E lui solo a non tremare, a non fremere, non piangere? Ma che Dio è?
Dal contributo di Angelo Casati
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Tutte le società totalitarie hanno paura degli uomini liberi.
Abbiamo disseminato, sia in oriente che in occidente
(e lo stiamo facendo anche ora) il nostro cammino di una infinità
di crocifissi, che erano uomini liberi e per questo erano invisi al potere.
Socrate era inviso ai tiranni di Atene, ma ha bevuto ridendo la cicuta;
Cristo era inviso ai tiranni di Gerusalemme e di Roma,
ma è andato serenamente in croce.
Dopo di lui, anche nella società cristiana, quando è diventata un totalitarismo, si sono avuti una infinità di martiri; crocifissi e messi al rogo oppure messi nel dimenticatoio.
Però sono questi uomini che danno fiducia, speranza a tutti gli altri e ci dicono che, personalmente, dobbiamo raggiungere la piena libertà, che non è gridare i nostri diritti, ma crescere come alberi veri e forti che danno i loro frutti.
Giovanni Vannucci
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Sta per aprirsi l’Anno Santo della Misericordia e questo testo del 2010 di Manicardi, anticipando papa Francesco, ci mostra come “in questi tempi difficili, richiamare la tradizione delle opere di misericordia significa cogliere la carità come arte dell’incontro, come arte della relazione, come arte del vivere, ma significa soprattutto sollecitare un soprassalto di umanità per non permettere al cinismo, alla barbarie e all’indifferenza di avere la meglio”.
Dalla prima lettera di Giovanni “Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare il Dio che non vede”, Manicardi prende lo spunto per rivisitare le opere di carità, affermando che non c’è altro luogo della carità se non la storia, l’oggi, il corpo: corpo personale, sociale, ecclesiale, mondiale” e lo fa mettendo in evidenza che la carità “unifica corpo e spirito. Anzi, nulla di spirituale avviene se non nel corpo, sicché la dimensione corporea ha già di per sé, direttamente, una valenza spirituale. E anche l’attenzione ai bisogni spirituali e la loro cura avviene nel corpo e ha effetti sul corpo (il corpo di colui che si fa prossimo e di colui che accetta che un altro gli si faccia prossimo)”.
Con riferimento all’oggi storico di una situazione italiana, nella quale si stanno vivendo tempi difficili non solo per la carità, ma anche “per la giustizia e per la ragionevolezza, per la solidarietà e la compassione, per la fraternità e l’umanità, soprattutto per quella debole, svantaggiata, indifesa, povera e senza voce”, Manicardi afferma che ora più che mai bisogna “che la carità sia vigilante, attenta, critica. Questo significa che oggi la carità deve essere capace non solo di gesti, ma anche di parole. Deve essere profetica ed evangelica. Capace dello sdegno e dell’invettiva profetica, capace della fermezza e del rigore evangelico. Questa coscienza profetica renderà più eloquente ogni gesto di carità. La parola della carità è il vangelo, il buon annuncio destinato ai poveri che è anche parola di giudizio per gli egoismi e la concupiscenza umana. … Ma la carità esige anche parole, ispira parole perché viene il tempo in cui il silenzio è complicità con il peccato, il tacere è delitto”.
Il testo è piacevole perché lo stile di Manicardi è sobrio e discorsivo, ma non pensiate di poter uscire indenni dalla lettura, sarete obbligati a riflettere e a interrogarvi.
Carlamaria Cannas
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Il lavoro non è una merce - contro la flessibilità
Luciano Gallino
Permettere al meccanismo di mercato di essere l'unico elemento direttivo del destino degli esseri umani e del loro ambiente naturale porterebbe alla demolizione della società. La presunta merce "forza lavoro" non può infatti essere fatta circolare , usata indiscriminatamente e neppure lasciata priva d'impiego, senza influire anche sull'individuo umano che risulta essere il portatore di questa particolare merce (Karl Polanyi) - Dire che la politica dell'ultimo decennio ha drammaticamente sottovalutato la condizione del lavoro flessibile significa tenersi molto al di sotto delle righe (L.Gallino)