Che faccia ha Dio?
Nel pieno di una tempesta, quella barca vecchissima stava andando in pezzi. Che ne sarebbe stato degli uomini, delle donne e dei bambini che erano a bordo? Le urla crescevano perché già alcuni di loro erano finiti in mare e chi li aiutava faceva la stessa fine. Fu’ad, che stringeva la mano di Jamila, la sentì scivolare via e il cuore cominciò a battere all’impazzata.
Una piccola luce apparve nel buio della notte. Era il faro di una barca di pescatori che si era avvicinata per recuperare quanti erano caduti in mare. Non era una grande imbarcazione ma era molto più resistente e i pescatori erano decisi a non lasciare nessuno di quei disgraziati a morire tra le onde. Anche Fu’ad fu aiutato a salire, ma lui aveva un solo pensiero: Jamila, mia vita, dove sei? Fu’ad, accucciato accanto agli altri sopravissuti stremati, pensò che non avrebbe più rivisto Jamila e che quel viaggio alla ricerca di una vita buona da vivere gliel’aveva portata via.
Fu in quel momento che un vagito interruppe ogni azione e lasciò in sospeso i respiri e gli sguardi di tutti. Era nato un bambino! E il mare, finalmente calmo, lo cullava tra le sue braccia avvolgenti dandogli il benvenuto, perché quella creatura, né africana, né italiana, solamente…. era nata e chiedeva di essere amata. “Di che colore è l’amore?” chiese un pescatore ad un altro guardando Jamila e Fu’ad che abbracciavano il bambino. “Non lo so di preciso! – rispose – forse è come l’arcobaleno!” “ E che faccia ha Dio?”, chiese ancora l’uomo commosso. “Oggi è quella di un bambino!”, rispose l’amico accarezzando il neonato.