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Khaki Chum


Tacciano le armi e gli uomini cantino la pace [di Raffaele Deidda]

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By sardegnasoprattutto / 23 dicembre 2015 / Culture / One Comment

Merita di essere conosciuta la storia della tregua di Natale o di Khaki Chum dal colore delle divise dei soldati della Prima Guerra Mondiale. Conflitto che coinvolse, dal 28 luglio 1914 al 4 agosto 1918, 32 paesi. Nei 1400 giorni morirono più di 10milioni di militari e oltre 6 milioni di civili. Il Natale 1914 i soldati tedeschi, inglesi e francesi disobbedirono ai loro superiori e fraternizzarono lungo il fronte occidentale. Un racconto che sembra uscito dal libro Cuore, eppure vero. Un evento che i governi e i giornali dell’epoca cercarono di nascondere. Il nemico era cattivo, da abbattere per salvaguardare la patria minacciata.

Quella notte i soldati tedeschi decorarono la zona delle loro trincee nella regione di Ypres, in Belgio. Misero candele sugli alberi e intonarono canzoni natalizie. I britannici risposero dall’altro lato del fronte cantando in inglese. I tedeschi innalzarono le scritte “Buon Natale” e “Voi non sparate, noi non spariamo”. Migliaia di soldati uscirono dalle trincee, attraversarono la terra di nessuno cosparsa di cadaveri, si scambiarono cioccolata, tabacco e cordiale.

Ci fu l’abbraccio fra uomini che poco prima cercavano di uccidersi. Mangiarono e bevettero, giocarono a pallone, guardarono le fotografie dei familiari che ognuno custodiva gelosamente. Perché la vita ha un senso maggiore di fronte alla morte, la notte di Natale del 1914 i cannoni tacquero e gli uomini cantarono. La tregua consentì di seppellire i soldati caduti. Tedeschi, francesi e britannici credenti e non, cattolici e protestanti, lessero insieme il Salmo 23 della Bibbia.

I comandi militari, conosciuti i fatti, attivarono la Corte Marziale per i soldati accusati di alto tradimento. Cercarono di bloccare la diffusione della notizia, anche se il quotidiano inglese Daily Mirror pubblicò il primo gennaio 1916 l’articolo “Straordinario armistizio, inglesi e tedeschi si stringono la mano“. Il protrarsi della guerra fece scattare la disposizione dei Comandi Generali: simili avvenimenti non si sarebbero ripetuti e non ci sarebbero state interruzioni nei combattimenti. Nel Natale del 1915 vennero ordinate azioni di artiglieria pesante e rotazioni di soldati in diversi settori per impedire il movimento di fraternizzazione che se fosse continuato avrebbe posto fine alla guerra.

La Tregua di Natale è stata raccontata da diversi scrittori fra i quali Stanley Weintraub, che ha ricostruito gli eventi da testimonianze di prima mano. Nel suo libro “Silent Night” è riportato un messaggio inviato il 30 dicembre 1914 dai soldati tedeschi a quelli della trincea franco-britannica: “Ci dispiace molto informarvi che ci è stato assolutamente proibito di incontrarvi, però continuiamo a sentirvi nostri compagni. Se ci obbligassero a sparare lo faremo molto in alto. Vi inviamo in regalo delle sigarette e vi salutiamo con molta stima”.

Se è vero che la pace, a causa della sua fragilità, è più difficile a farsi della guerra, è doloroso pensare quale violenza sia stata operata in quegli uomini che avevano fraternizzato e che avrebbero dovuto nuovamente attaccarsi per uccidersi. Sensazioni sconvolgenti che sembrano risuonare nel brano musicale di Paul McCartney del 1983, Pipes of peace, ispirato alla “Tregua di natale” del 1914.

Sono tempi, gli attuali, in cui alla crudeltà della guerra tradizionale si è sostituita l’efferatezza di quella non convenzionale che Papa Francesco ha definito “la Terza Guerra Mondiale a pezzi” in cui i gesti di umanità non sembrano trovare spazio. Dove è difficile individuare gli aggressori e gli aggrediti e dove le vittime sono prevalentemente civili inermi, donne e bambini. E’ una guerra “liquida” con fronti mutevoli e con la presenza di devastanti azioni terroristiche. Non potrà esserci una tregua di Natale come nel 1914, perchè la guerra in atto è un coacervo di interessi economici, di guerre di religione e di etnie tra stati periferici, di guerre civili e di terrorismo.

Resta l’auspicio che gli uomini di buona volontà di tutto il mondo e di tutte le religioni si adoperino con ogni energia disponibile affinché cessino quanto prima i conflitti in atto, avendo come missione la costruzione di un futuro di pace, più umano. Dove le armi tacciano e gli uomini possano cantare.

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